Sono cominciate nel tribunale di Varese le prime udienze del processo a cinque trafficanti e spacciatori di un grosso giro di droga che da Corsico aveva le sue diramazioni sin nel Varesotto e nelle sue valli. Ieri il racconto dei viaggi degli stupefacenti fatto dai carabinieri che si sono avvalsi delle più moderne tecnologie per stanare i pusher e i loro complici.
“Abbiamo parcheggiato la «balena» e abbiamo visto tutto” è stato l’esordio del responsabile dei militari. La balena è un furgone dotato di strumentazioni elettroniche all’avanguardia utilizzato per tenere sotto controllo i sospettati con intercettazioni audio e video e un traduttore che in tempo reale traduce tutto ciò che i pusher si dicono in arabo. È sembrato il racconto di un film di spionaggio.
La droga aveva il suo centro di smistamento in un appartamento di via Galilei a Corsico. Viaggiava poi a bordo di auto “pulite” e guidate da insospettabili “taxisti” verso la sua destinazione: i boschi della Valcuvia dove frotte di clienti si rifornivano. Si rifornivano sotto gli occhi attenti dei carabinieri.
Il blitz per smantellare l’organizzazione è scattato nel settembre 2017 quando da un carabiniere sotto copertura arriva la soffiata: un grosso carico sta per arrivare a Rancio e appena fuori Varese. Immediatamente viene organizzato un posto di blocco. Due pusher riescono a scappare, lasciando nel bagagliaio dell’auto 7 chili di hascisc.
Il blitz ha naturalmente delle conseguenza: l’informatore dei carabinieri rimane “bruciato”, i telefoni sotto controllo non lanciano più alcun segnale. L’indagine sembra arenata. Solo per poco, perché il gruppo cambia zona di spaccio e riprende la sua attività da pendolare: Corsico Varese , Varese Corsico.
Il nuovo emporio della droga apre nei boschi di Ardena, in una piazzola fornita di panchina. Ed è proprio sulla panchina che i carabinieri puntano una telecamera che registra tutto, ogni transazione ogni vendita. Durante l’udienza è emerso un altro particolare: in cambio della droga molti tossicodipendenti della zona offrivano ospitalità ai pusher. A questi ultimi è stato contestato anche l’utilizzo come deposito della droga e luoghi di spaccio delle abitazioni.
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