giovedì - 25 Aprile 2024
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Da Buccinasco all’Ortomercato le mani della ‘ndrangheta sugli appalti pubblici

Commissariata un’azienda che aveva subappaltato lavori a imprese facenti capo a Paolo Portolesi, cui pochi mesi fa si stavano affidando i lavori per la bonifica di via Guido Rossa

ortomercatoIl nome di Pietro Paolo Portolesi, 53 anni, originario di Platì, torna alla ribalta della cronaca nera. E con lui il reticolo di rapporti e imprese in odore di mafia che hanno partecipato o ottenuto appalti pubblici. A Milano come in molti comuni dell’hinterland, compreso Buccinasco.

Dopo che nello scorso giugno l’imprenditore era stato arrestato con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e valori, questa volta sono finiti nel mirino dei magistrati i suoi rapporti con la Bertini srl l’azienda che nel 2020 si è aggiudicata una gara da oltre 15 milioni e mezzo di euro bandita da So.Ge.Mi., la società a capitale pubblico che gestisce l’ortomercato di Milano, per i lavori di realizzazione della nuova piattaforma logistica all’interno dello stesso ortomercato.

Oggi, la Bertini srl è stata commissariata per aver dato in subappalto i “servizi di trasporto e di altro genere” a una società ritenuta riconducibile a Portolesi già condannato definitivamente per ‘ndrangheta dal Tribunale di Milano. Qual è il legame tra il boss e Buccinasco? Alcune imprese (Medi Opere e Legnano Ecoter) a lui riconducibili, pochi mesi fa stavano per sottoscrivere o avevano sottoscritto due contratti per il movimento terra per la bonifica di alcune aree cittadine

La richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia milanese, Silvia Bonardi e Paolo Storari di affiancare due commissari al management della Bertini, è stata approvata dalla sezione misure di prevenzione presieduta da Fabio Roia. Secondo i giudici le aziende facenti capo a Portolesi sono “oggetto di infiltrazione” mafiosa e agirebbero grazie alla “capacità intimidatrice” dello stesso, indagato di recente in un’altra indagine per aver cercato di mettere le mani su alcuni lavori per i Giochi invernali del 2026.

Lo scorso giungo era stato invece il giudice Anna Calabi ad ordinare l’arresto del boss, che risulterebbe membro effettivo della “locale” di Volpiano. In quella indagine era emerso che alcune sue società, intestate a prestanomi, avevano partecipato a due appalti banditi dall’amministrazione comunale di Buccinasco che riguardavano i lavori in via Guido Rossa.

Infatti, due delle società riconducibili a Portolesi, una delle quali è la stessa che ha inguaiato la Bertini srl (Medi Opere), avevano presentato offerte per due appalti del Comune di Buccinasco. In ballo c’era un contratto in via di approvazione per l’esecuzione di opere di riempimento delle buche risultato di una bonifica già eseguita e un contratto in via di predisposizione per la subfornitura per la terra da impiegare per l’opera di riempimento delle stesse buche. Una volta che i contorni di questa vicenda erano emersi, il comune aveva immediatamente sospeso la procedura.

Buccinasco non è stato l’unico ente locale ad aver assegnato lavori a imprese legate a Portolesi. Nell’elenco figuravano per l’appunto anche i lavori per la nuova piattaforma logistica dell’Ortomercato, un cantiere della tangenziale di Novara, la To 19/14. I tentacoli della ‘ndrangheta si erano allungati anche sull’affare per i materiali da smaltire dallo scalo ferroviario di Porta Romana, dove verrà realizzata una parte del villaggio olimpico per i giochi invernali del 2026. Alcune società, infatti, si occupano di movimento terra, la stessa attività esercitata per anni dalle imprese del clan Barbaro-Papalia che proprio a Buccinasco ha le sue radici.

Portolesi ha un curriculum di tutto “rispetto”. Coinvolto nell’operazione Minotauro della Dda di Torino insieme al fratello Vincenzo era stato arrestato nel 2011 (aveva patteggiato la pena di un anno e otto mesi di reclusione) e nel 2013 (aveva patteggiato ancora un anno e 5 mesi). Aveva poi affidato il controllo delle sue aziende alla figlia e ad alcuni prestanome. In questo modo era riuscito ad aggirare le normative che gli avrebbero impedito qualsiasi accesso agli appalti pubblici.

In giugno, gli erano state sequestrate 4 aziende intestate a prestanomi (con volumi d’affari conseguiti nell’ultimo anno per oltre 8 milioni di euro), numerosi beni mobili, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro. In mano agli inquirenti ci sono intercettazione che dimostrerebbero come Portolesi fosse in realtà il vero gestore delle società che operavano negli appalti. Era lui che contrattava prezzi e modalità di esecuzione dei lavori direttamente con i funzionari e dirigenti della Bertini. La stessa che oggi è stata commissariata.

 

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