venerdì - 19 Aprile 2024
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Corsico, una montagna di droga nel box: in manette tre fratelli Mascari

In arresto anche Saro Mascari, il factotum dell’edicola al quartiere Lavagna, al confine tra Corsico e Cesano Boscone, fondatore della onlus Toc Toc per il recupero dei giovani disadattati

La notizia ha scosso un intero quartiere. Un’operazione condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria ha portato all’arresto di Saro Mascari, il factotum dell’edicola al Lavagna, al confine tra Corsico e Cesano Boscone. L’accusa nei suoi confronti è traffico e spaccio di droga.

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Assieme a Saro Mascari, sono finiti in manette i suoi fratelli Francesco Paolo e Mariano, residenti a Buccinasco, Roberto D’Ambra, residente a Sesto san Giovanni, e il “milanese” Alessandro Dino. Il nipote dei Mascari, Cristian De Luca, Domenico Piscitelli e Ivan Quercia, rispettivamente residenti a Cesano Boscone e Rozzano, sono finiti agli arresti domiciliari.

Quello che ha sconcertato i residenti quando hanno appreso la notizia degli arresti è stato proprio il coinvolgimento di Saro, che era già stato in carcere per una condanna giovanile, e che uscito di cella aveva fondato una associazione la “Toc toc” che si occupava dei giovani sbandati del quartiere. Sono decine le iniziative sociali organizzate dalla onlus. L’associazione aveva trovato interlocuzione con le autorità locali e tra qualche settimana avrebbe dovuto inaugurare la nuova sede nell’ex bar Erica.

“Toc Toc, Associazione Onlus con lo scopo di aggregazione giovanile del quartiere Lavagna e aiuto sociale per chiunque potrebbe aver bisogno”. È questa la head line pubblicata sul profilo Facebook del gruppo. Una head line che molti sperano, ma forse inutilmente viste le accuse, non sia stata tradita. Il pensiero va ai ragazzi che ci hanno creduto, chissà la loro delusione.

Le accuse nei confronti dell’intera banda sono gravi. Gli investigatori hanno sequestrato in un box di via XX Settembre più di 34 chili di droga e una pistola rubata a Trezzano cinque anni fa, con un ricco corredo di munizioni. Saro e i fratelli avrebbero usato il box come deposito della droga che poi sarebbe stata venduta a caro prezzo all’interno del carcere di Bollate da Francesco Paolo che avrebbe approfittato dei suoi permessi di lavoro per rifornirsi.

Un andirivieni che ha insospettito il comandante della polizia penitenziaria del carcere che ha fatto scattare le indagini. Che non sono ancora concluse e che mirano a svelare l’intera rete di complicità che il gruppo aveva tessuto per lo spaccio degli stupefacenti sul territorio. L’inchiesta ha solo sfiorato il figlio di Saro, Nino Mascari, candidato a un posto in Consiglio comunale di Corsico nella lista di Forza Italia, che non è indagato e nemmeno sospettato.

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