Lo scaldabagno della discordia. Al quartiere Tessera la vicenda degli scaldabagni elettrici forniti da Aler, al posto di quelli a gas che erano stati messi fuori legge dai vigili del fuoco (che dopo una fuga di gas avevano rilevato come i tubi di dispersione dei fumi fossero troppo piccoli), sta scaldando gli animi. Ieri sera, un centinaio di residenti si sono dati appuntamento davanti ai negozi di via Turati, all’infopoint di Aler. Tutti hanno puntato l’indice contro i primi modelli forniti e installati che sono dei “cilindroni” con serbatoio di acqua calda da 80 o da 50 litri. Enormi per i pochi metri quadri di cui sono costituiti gli appartamenti e soprattutto non rispettano le misure standard delle cucine.
Infatti, qualsiasi sia la foggia scelta, i mobili delle cucine componibili sono standard. Hanno tutte una profondità di 60 centimetri per i mobili e gli armadietti, come quelli del frigorifero, e 35 centimetri per i pensili e gli armadietti delle caldaie. Negli ultimi anni i costruttori di caldaie hanno scoperto che se vogliono vendere i loro elettrodomestici su larga scala e a prezzo popolare devono rispettare le misure standard dei mobili da cucina, e i grossi boiler tondi che non le rispettano sono rimasti nei fondi di magazzino, invenduti o resi disponibili a prezzi stracciati, adatti solo a chi ha abbastanza spazio, e soldi, da poter loro dedicare pensili costruiti su misura dal falegname.
Non è certamente il caso degli abituati del quartiere Tessera. Ebbene, nonostante Aler avesse assicurato agli inquilini che avrebbe sostituito gli scaldabagni a gas con degli scaldabagni elettrici di ultima generazione, a risparmio energetico, di classe superiore e di dimensioni ridotte, si è presentata all’appuntamento dell’installazione con i sopraindicati fondi di magazzino, che ha installato nelle piccolissime cucine, che misurano, in media, 2 metri di larghezza x 4 circa di profondità e che finiscono con una porta finestra che dà su un balconcino, ora ancora più striminzito di prima a causa del cappotto appena installato.
Gli attacchi dell’acqua e gli scaldabagni così grossi e tondi, sono posizionati in modo che non è più possibile chiudere le antine dei pensili destinati ad accoglierli e gli installatori hanno tagliato suggerendo poi di rivolgersi ai falegnami. Aver accettato di abitare in un casa popolare al quartiere Tessera non significa non avere il senso del bello e dell’ordine. È una necessità, ed è ovvio che avere un simile attrezzo nella stanza che si è cerca di tenere al meglio possibile, nonostante le condizioni del quartiere, abbia scatenato la ribellione, specie perché le promesse fatte erano altre.
Inoltre uno scaldabagno a serbatoio di quel tipo non garantisce che in famiglia vi sia abbastanza acqua calda al giorno per più di due docce al giorno e per lavare anche i piatti. Insomma, nel momento in cui sono stati visti questi bolidi bianchi, la protesta è montata e ieri sera alle 19 è stata organizzata una manifestazione, nata sul gruppo Facebook Sei del Tessera Se, davanti all’infopoint di Aler, contro gli scaldabagni elettrici.
Erano presenti un centinaio di persone molto arrabbiate. Temono che la tipologia di scaldabagno infatti, non essendo di ultima generazione, porti ad alzare di molto le bollette della luce. La faccenda è chiara. Gli inquilini chiamati a sostituire gli scaldabagni a gas non vogliono i boiler elettrici, ma molti di loro chiedono che Aler costruisca delle canne fumarie esterne adatte ad accogliere i fumi degli scaldabagni a gas più economici e performanti.
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