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Cesano Boscone, l’appello disperato di una madre: date un tetto ai miei tre figli

Jessica Fortuna, 32 anni, mamma di tre bambini - Alessia di 11 anni, Christian di 3 e Nicol di soli 18 mesi - corre il rischio di ritrovarsi in mezzo alla strada se nessuno l’aiuta

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Jessica Fortunato ha 32 anni e tre figli: Alessia di 11 anni, Christian di 3 e Nicol di soli 18 mesi
Nella foto, Jessica Fortuna, 32 anni con i suoi tre figli: Alessia di 11 anni, Christian di 3 e Nicol di soli 18 mesi il giorno del primo compleanno di Nicol

Vivono in dieci (cinque adulti, di cui due disabili, e cinque bambini figli di due sorelle) in un monolocale, in una situazione di promiscuità non degna di un paese civile. Un bivacco di pochi metri quadrati, l’unico possibile vista l’emergenza. Tutta la storia di Jessica Fortuna (di nome ma non di fatto) non è degna di una società che spesso e volentieri gira la testa dall’altra parte e si perde, soprattutto per quel che riguarda gli uffici pubblici, nei meandri di una burocrazia cieca e priva di ogni sentimento.

Jessica Fortuna ha 32 anni e tre figli: Alessia di 11 anni, Christian di 3 e Nicol di soli 18 mesi. Abitava in via delle Acacie a Cesano Boscone, al quartiere Giardino. Ha un marito, da cui si è separata che, disoccupato, a lungo non ha pagato gli alimenti per il mantenimento dei figli. Poi, trovato un lavoro, ha contribuito con poche centinaia di euro. Le difficoltà economiche l’hanno costretta a una scelta: pagare l’affitto o dare da mangiare ai suoi bambini. Ha scelto la seconda. La conseguenza? È stata sfrattata.

Invece di barricarsi in casa e di gridare ai quattro venti il disagio suo e dei figli ha lasciato l’appartamento in cui viveva. Prima si è rivolta ai servizi sociali di Cesano Boscone che l’hanno rimbalzata da un ufficio all’altro. La conclusione: “Non possiamo fare nulla”. Ha presentato anche domanda per ottenere una “casa provvisoria” di quelle che i comuni hanno a disposizione proprio per i casi di estrema necessità. Nulla, non è idonea, le hanno risposto. Una questione di graduatorie, di punti che vanno e che vengono, secondo parametri incomprensibili, almeno alla gente comune.

Il calvario è proseguito. Ha partecipato a un bando per l’assegnazione di una casa Aler (al Tessera ci sono decine di appartamenti vuoti). Niet! Anche in questo caso ha trovato le porte sbarrate. Non rientrava in graduatoria perché dai documenti risultava che il marito, anche se da tempo non viveva più con lei e i figli, era ancora residente in via delle Acacie. In questo caso ha presentato ricorso e le è stato riconosciuto l’essere “persona sola con tre minori”. Una vittoria (di Pirro) che le ha permesso di rientrare in graduatoria. Il risultato però non è cambiato. Anche da Aler è arrivato il solito messaggio: “Case non ce ne sono”.

Allora si è rivolta alla politica. Ha incontrato l’assessore Ilaria Ravasi ma più di una solidarietà aleatoria non ha ottenuto. Ha chiesto di incontrare il sindaco Marco Pozza che non ha accolto l’invito perché, secondo lui, le giustificazioni e spiegazioni fornite dall’assessore Ravasi erano più che sufficienti a spiegare i motivi per cui il Comune non poteva intervenire. Senza un tetto dove stare, Jessica e i figli sono stati accolti dalla famiglia di lei che vive a Lacchiarella in un monolocale.

Nell’appartamentino vivevano già il padre e lo zio, entrambi disabili (la madre che li accudiva è morta da poco), la sorella con i suoi due figli, il marito di quest’ultima. Aggiunta lei e i suoi tre figli, il totale fa dieci. Dieci persone accampate in poco meno di trenta, forse quaranta metri quadrati. Una vergogna. Non è finita qui. Il prossimo 29 maggio il Comune di Cesano dovrebbe cancellare la sua residenza in via delle Acacie. In quel momento, se Jessica vorrà continuare a portare la figlia più piccola all’asilo nido locale dovrà pagare l’intera tariffa e non quella riservata ai residenti. Nelle condizioni economiche in cui si trova, impossibile da fare. Così a problemi se ne aggiungeranno altri.

“Vorrei – ha pregato – solo dare un tetto ai miei figli. Sono meravigliosi e non meritano una vita come quella che stanno vivendo. Sto tentando di dare loro quel che posso ma continuano a sbattermi porte in faccia. Se non risolvo questa situazione rischio di perdere anche il mio posto di lavoro. Allora non avrò più nemmeno le risorse per dare da mangiare ai miei bambini”. Di fronte a questo sfacelo, la redazione di pocketnews.it ha provato a chiedere agli uffici comunali di Cesano che cosa è possibile fare. La risposta è stata un ulteriore pugno nello stomaco per la sua asetticità. Eccola: “La situazione della signora Fortuna e le sue problematiche abitative sono note agli uffici comunali, che hanno cercato di supportare la persona anche nel suo rapporto con Aler. Con riferimento all’istanza presentata per l’inserimento in alloggi destinati ai Servizi Abitativi Transitori (destinati alla grave emergenza abitativa), la valutazione svolta e i punteggi assegnati alla domanda si sono attenuti ai criteri stabiliti dal vigente regolamento comunale in materia”. Amen e così sia.

 

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