“Contestualmente – ha continuato – apprendo che diversi cesanensi stanno ricevendo sms da Regione che li spedisce a Pieve Emanuele o Rozzano, dove arrivano anche cittadini provenienti da Segrate. Come sindaci abbiamo fatto il possibile, nell’ottica di proporre ad Ats strutture vaccinali affinché i nostri anziani non fossero costretti a percorrere lunghi tragitti per vaccinarsi, come è possibile tutto questo? Regione Lombardia chieda maggiore collaborazione ai Comuni, saremmo ben contenti di poter lavorare in sinergia”.
I dati sono noti. A dieci giorni dall’avvio della campagna di vaccinazioni per gli over 80 in Lombardia avevano aderito 543.477 persone su una platea di 720mila in questa fascia di età. Un risultato significativo. Un risultato che è frutto della consapevolezza maturata nella regione italiana più colpita dal Coronavirus con oltre 28mila morti.
Ma a un livello di adesione così alto non corrisponde, per il momento, una altrettanto elevata capacità di somministrare le dosi disponibili. Nei giorni scorsi avevano ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid circa sei mila anziani a cui se ne sono aggiunti qualche centinaio che hanno ricevuto la seconda dose. Dall’inizio della campagna sono state somministrate complessivamente settantamila dosi agli over 80.
Perché ancora oggi le vaccinazioni viaggiano a un ritmo rallentato (circa 6mila al giorno) a fronte di adesioni così alte? Secondo i vertici regionali, il principale problema, che affligge tutti i paesi europei, è quello della scarsità di dosi a disposizione. In attesa di sapere se la strategia nazionale virerà sull’utilizzo di una sola dose per paziente, è necessario tenere le scorte per le seconde dosi.
Le prenotazioni vengono comunicate mano a mano in base alla disponibilità di dosi, ma i numeri sono quelli che sono: per vaccinare tutti i prenotati (finora, ma l’auspicio è che aumentino fino a coprire tutto il target) al ritmo tenuto nei primi dieci giorni ci vorrebbero 90 giorni. Arrivando in questo modo ben oltre i termini previsti dal piano regionale, che poneva come scadenza la fine di marzo.
Con le esternazioni di Negri sono riscoppiate e stanno montando le polemiche: anziani con problemi costretti a lunghi spostamenti, prenotazioni che non rispettano le richieste. Alla necessità di tutelare la salute si è affiancata la guerra, perché di guerra si tratta, politica. In campo è scesa anche la segreteria provinciale del Pd che ha diffuso un duro comunicato sulla vicenda.
“Ci risiamo – ha scritto la segretaria metropolitana Silvia Roggiani – che senso hanno questi spostamenti? E’ inammissibile costringere anziani fragili a percorrere quasi 40 km per vaccinarsi, tanto più perché parliamo di persone molto spesso costrette a spostarsi con i mezzi pubblici”. La replica: “Li chiamiamo secondo le urgenze e li mandiamo dove i vaccini ci sono”.