sabato - 20 Aprile 2024
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Angela Panzarella: da Corsico e Buccinasco ad Ambasciatrice europea per l’Erasmus

Da Roma, nel 2011 si è trasferita sulle rive del Naviglio dove ha insegnato al Falcone Righi. Poi, dopo aver vinto un concorso, ha scelto di dedicarsi alla formazione dei piccoli delle scuole primarie

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Nella foto, Angela Panzarella durante un incontro con gli insegnanti e studenti stranieri ospitati e, nel riquadro, un primo piano della nuova ambasciatrice Erasmus

Ha 43 anni, è figlia di due professori e nipote di altrettanti docenti. Nata a Lamezia Terme, in Calabria, si è diplomata al liceo scientifico. Ha una laurea in lingue, una in lettere, più un diploma magistrale. Ha vissuto, lavorato e studiato in Irlanda e in Serbia, esperienza quest’ultima interrotta dallo scoppio della guerra in Kossovo. Da Roma, nel 2011 si è trasferita a Corsico dove ha insegnato al Falcone Righi. Poi, dopo aver vinto un concorso, ha scelto di dedicarsi alla formazione dei piccoli delle scuole primarie. Adesso è in organico all’istituto Pino Puglisi di Buccinasco

Angela Panzarella è un vulcano in continua eruzione. Dopo aver promosso il corso bilingue alla scuola Copernico-Giorgella, ha deciso di replicare l’esperienza a Buccinasco. Una specie di mito tra i “suoi”ragazzi. Da qualche giorno è stata nominata ambasciatrice Erasmus per la scuola. Ha il compito di diffondere tra i più giovani tutte le opportunità offerte loro a livello locale di vivere un’esperienza di studio all’estero. È l’autrice di tre progetti Erasmus, riconosciuti a livello europeo, presi come esempi da riproporre negli altri paesi dell’Ue.

– Che cosa rappresenta Erasmus per i giovani?
È la chiave per essere realmente cittadini europei. Il rispetto delle culture passa attraverso il rispetto della lingua e, in questo senso, Erasmus permette un arricchimento unico, permette di conoscere il mondo, di capire cosa è la vera accoglienza. È una esperienza formativa che consente di scoprire cosa c’è oltre il proprio orticello.

– È ancora valido il richiamo ai clerici vagantes?
Certo. Il vero arricchimento per ognuno di noi è conoscere gli altri. Per conoscere dobbiamo viaggiare come facevano i clerici vagantes.

– Da strumento riservato agli universitari, oggi con Erasmus+ si punta sui liceali. I nostri giovani sono pronti a vivere un’esperienza di questo tipo?
Non solo liceali, ma anche studenti della scuola primaria, secondaria e dell’infanzia: è per tutte le scuole di ogni ordine e grado. Certo, ognuna deve muoversi all’interno di un progetto che sia in linea con le indicazioni europee e deve sottoporre i propri programmi all’accreditamento necessario per ricevere le risorse. Dobbiamo preparare i nostri giovani. È il compito di noi ambasciatori: creare momenti di incontro con le famiglie per far scoprire ai loro figli cosa c’è fuori dalla propria casa, fuori dal loro I pad. Per due anni la pandemia ha lasciato i ragazzi chiusi nelle loro stanze. Adesso dobbiamo prepararli dal punto di vista psicologico e sociologico, bisogna prepararli perché il livello generale è basso ed Erasmus è un’opportunità per farli evolvere.

– La nuova programmazione 2021/2027 di Erasmus + prevede una dotazione complessiva di poco più di 26 miliardi di euro. Quanti sono destinati all’Italia, quanti alle scuole inferiori, quanti alle superiori e quanti alle università?
Non esiste una suddivisione per paese o per tipologia di istituto. I fondi dipendono dai progetti e dall’accreditamento delle scuole che li propongono. I fondi destinati all’Italia vengono spalmati su tutto il territorio nazionale con una quota superiore per il Sud, e non sono suddivisi secondo i diversi indirizzi di studio o classi.

– Come ne è diventata ambasciatrice?
“InDiRe”, ente di ricerca e di innovazione del Ministero dell’Istruzione italiano, ha indetto un concorso alla ricerca di ambasciatori Erasmus e membri di Twinning (eTwinning è un progetto della Commissione europea, facente parte del Programma Erasmus+[1], il cui obiettivo è incoraggiare le scuole europee a creare progetti collaborativi basati sull’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione). Cercavano candidati che avessero già vissuto esperienze europee con progetti Erasmus e Twinning, che avessero già accolto studenti e docenti provenienti dai paesi Ue. Ho partecipato, mi hanno chiamata per un colloquio che è andato molto bene. Ed eccomi qui: ambasciatrice Erasmus per la Regione Lombardia. Siamo 156 in tutta Italia.

– Cosa significa essere ambasciatrice Erasmus, quali compiti le sono stati affidati?
Far vivere ai nostri giovani esperienze di europeizzazione, proporre alle scuole progetti di internazionalizzazione. E poi organizzare corsi, riunioni meeting. Tutto quel che serve per far conoscere il messaggio, sempre in collaborazione con l’ufficio scolastico di competenza territoriale. Lavoro anche alla scrittura di nuovi progetti di integrazione sia con associazioni, sia con privati. Il mio mentore è Caterina Runfola, di Monza, ritenuta la più grande progettista di programmi Erasmus a livello Ue.

– Un esempio del suo lavoro sul campo?
A Buccinasco, lo scorso 18 maggio si è tenuto un incontro di “disseminazione” con studenti e docenti spagnoli in visita. Il target era composto da famiglie e docenti. Era incentrato sui nuovi programmi europei e sulla no-mobilità vissuta dai ragazzi durante la pandemia da Covid, su cosa è successo in questi due anni, su cosa è stato fatto.

– Cosa è stato fatto?
L’attività di intere classi è stata traslata sul digitale. Sono stati organizzati esperimenti scientifici, pubblicati libri digitali, messe on line recite teatrali totalmente in inglese con bambini di prima elementare.

– Quanti sono i ragazzi che nel 2021 hanno vissuto esperienze Erasmus in persona e quanti le vivranno nel 2022?
Nel 2021 era ancora tutto bloccato dalla pandemia. Nel 2022 sono già arrivati dalla Turchia, dalla Romania e dal Portogallo nove studenti e sei docenti. Stiamo lavorando per poter avviare nuovi e più ampi scambi.

– Londra è il sogno di molti studenti e di molti laureati. La Gran Bretagna, però, dal prossimo 30 maggio ha istituito un “visto speciale lavoro” dal quale sono esclusi gli studenti di tutte le università italiane, anche quelli provenienti dalle migliori. La formazione italiana è così scadente rispetto a quella inglese?
Prima di gridare allo scandalo sarebbe meglio analizzare le basi del rapporto con la Gran Bretagna. Ci sono dei requisiti di accesso che bisogna rispettare. Non è vero che lì non apprezzino i talenti italiani. Il problema è sorto con l’introduzione delle lauree 3+2 che ha livellato verso il basso la formazione di molti giovani. Non è una questione che riguarda la sola Inghilterra, ma anche molte aziende italiane che non trovano personale con competenze di buon livello. Al di là degli annunci, però, se si vuole collaborare si collabora e se c’è qualche laureato di livello viene accettato in Inghilterra come in qualsiasi altra parte del mondo, Italia compresa.

– Però puzza di discriminazione nei confronti dei nostri laureati…
Posso confermare che ho tanti amici a Londra. Sono gli stessi che mi hanno ribadito che non esiste alcuna discriminazione ma solo ricerca di determinati livelli. È un messaggio forte per spingere le università italiane, sinora sempre famose per essere in grado di esportare qualità, a capire cosa sta succedendo nei piani di studio. Se non si risolve questo dilemma, la questione rimarrà aperta a lungo.

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1 commento

  1. questa “intervista,” dovrebbe evadere da Facebook verso canali più accreditati e diffondersi per una comunicazione più consapevole dell’importanza di uno sviluppo dell’istruzione globale per le nuove generazioni

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